Questa sezione è volutamente limitata per non creare confusione dato il ricco assortimento di materiale elettrico presente sul mercato.
Presenteremo qui una breve carrellata per illustrare le principali caratteristiche di ogni accessorio. Di volta in volta, nel corso della trattazione, si approfondiranno le analisi di altri oggetti relativi all’ argomento esposto.
Indice
FILI ELETTRICI
I cavi di fase, neutro e di terra hanno in genere la medesima struttura: un filamento (o una treccia) di rame avvolto da una guaina colorata. Il colore della guaina identifica la natura del cavo contenuto
-cavo nero, marrone o grigio: fase
-cavo blu: neutro
-cavo giallo con bande verdi: terra
Questa distinzione è fondamentale al momento dei collegamenti in quanto è pericolosissimo mettere a contatto conduttori di natura diversa.
Per quanto riguarda lo spessore dei cavi, questo dipende dal tipo di potenza elettrica che devono sopportare: maggiore è la potenza assorbita dall’utilizzatore, maggiore deve essere il diametro del cavo ad esso collegato. Gli spessori dei conduttori sono i seguenti, espressi in millimetri quadrati:
1.5 – 2.5 – 4.0 – 6.
Nel caso di utilizzatori di grossa potenza i cavi da usare devono essere più grossi per evitare il surriscaldamento. Ad ogni modo, come regola generale tenete presente che i cavi che si diramano agli utilizzatori devono essere di spessore inferire a quello del cavo principale da cui partono. In questo modo è possibile il funzionamento contemporaneo di più utilizzatori. Inoltre i cavi devono essere tutti antincendio.
I CONNETTORI
Vedremo più avanti qualche tecnica per collegare tra loro, in maniera provvisoria ma sicura, dei conduttori. Per quanto riguarda, invece, le giunzioni più stabili (ammesse oltretutto dalle norme di sicurezza) occorre sempre utilizzare degli appositi accessori che permettono un collegamento perfetto tra i capi liberi di due conduttori della stessa natura.
Ricordate sempre di collegare fra loro solo fase con fase, neutro con neutro e terra con terra.
I connettori possono essere di due tipi:
-Mammut: sono dei morsetti nei cui alloggiamenti vengono inseriti, da una parte, il capo del primo conduttore, dall’altra, il capo del secondo conduttore da collegare a questo. In genere, per migliorare la tenuta all’interno dell’alloggiamento del mammut, si usa stagnare con il saldatore elettrico il capo di rame, poi, una volta indurito, si introduce nel foro apposito e si stringe la vitina esterna. I mammut sono raccolti in nastri che si possono dividere facilmente per utilizzare la porzione che interessa.
-Cappuccio: sono costituiti da un piccolo tubo di metallo nel quale vengono inseriti i capi spellati e attorcigliati dei conduttori che devono essere collegati tra loro; la matassa viene fissata con una vite e ricoperta da una protezione isolante, il cappuccio appunto.
Questi particolari connettori servono per effettuare giunzioni definitive, ad esempio quelle contenute nelle cassette di derivazione.
GLI INTERRUTTORI
Gli interruttori sono degli apparecchi che comandano i punti luce e gli utilizzatori collegati all’impianto. (Foto le) Nel nostro caso i modelli di interruttori che analizziamo sono quelli semplici per realizzare i circuiti casalinghi. Ad esempio, per comandare un lampadario da un solo punto sarà sufficiente installare un interruttore con due morsetti: uno riceve la fase dal circuito generale (il cavo, come è ovvio proviene da una cassetta di derivazione), l’altro è collegato con l’utilizzatore.
Agendo sul meccanismo dell’ interruttore si apre o si chiude il circuito, interrompendo, nel primo caso, o attivando, nel secondo, il flusso di corrente verso l’utilizzatore. Il meccanismo interno proprio di tutti gli interruttori è semplice. Come abbiamo visto nelle pagine precedenti, il passaggio di corrente nei conduttori di un circuito è possibile quando all’interno del circuito stesso non c’è soluzione di continuità, quando cioè non ci sono interruzioni di sorta. La funzione dell’interruttore è proprio questa, creare un’interruzione nel circuito (apertura) e spegnere l’utilizzatore. Quando l’interruttore è, invece, in posizione di chiuso, il circuito non ha interruzioni e la corrente può completare il suo giro: fase-utilizzatore neutro.
Altri tipi di interruttori sono detti deviatori (li analizzeremo meglio più avanti) e sono provvisti di tre morsetti per collegarli con una fase in entrata e due in uscita.
Un terzo tipo di interruttore, chiamato invertitore, ha quattro morsetti per collegarli con due conduttori in entrata e due in uscita; questi interruttori sono indispensabili per realizzare i circuiti con tre o quattro punti di accensione.
Gli interruttori per esterni sono protetti da particolari scatole impermeabili, che possono contenere anche delle prese, per proteggere gli elementi sotto tensione dalle infiltrazioni d’acqua e dagli altri agenti atmosferici. In genere si tratta di interruttori che si applicano fissando semplicemente la scatola di protezione che li contiene al muro con dei tasselli.
INTERRUTTORE PRESE
Non è difficile trovare questi accessori presso i negozi di materiale elettrico o presso i megastore per il fai-da-te. Ve ne sono di diversi tipi, tutti perfettamente isolati e sicuri contro le insidie degli agenti esterni.
Sono costituiti da un involucro di plastica che contiene l’intero blocco elettrico (interruttori o prese); sul davanti dell’involucro è presente, di solito, un piccolo sportello a perfetta tenuta grazie alla guarnizione antiinfiltrazioni e alla molla che lo fa ritornare sempre nella posizione di chiusura. Questo sportellino è costituito da una membrana di plastica trasparente e morbida, spingendo la quale è possibile agire sull’interruttore all’interno senza sollevare il coperchio.
All’occorrenza, soprattutto quando all’interno dell’involucro impermeabile sono contenute delle prese a cui si applicano degli utilizzatori in modo occasionale, lo sportellino si può sollevare per inserire la spina.
CANALINE PER ESTERNI
Anche questi accessori devono avere delle caratteristiche ben precise per rispondere ai requisiti di sicurezza richiesti per la posa in esterni.
Il problema che ci si può trovare a dover risolvere è quello estetico.
Se dovete, ad esempio, montare una lampada sul terrazzo o su un balcone dovrete badare che le canaline non risultino troppo visibili, studiando in anticipo il percorso più breve ma, soprattutto, visivamente migliore.
Risolto il problema estetico, si dovrà fare attenzione a non pregiudicare le caratteristiche di impermeabilità delle canaline, in particolare nei punti di giunzione tra i vari tratti, con forature o danneggiamenti della plastica.
Le canaline vanno fissate ai muri con dei tasselli a gancio, che sostengono dall’esterno i tubi senza intaccarli.
L’operazione di montaggio non è particolarmente difficile anche se spesso, lavorando sui muri esterni, in cemento, il lavoro di preparazione dei fori per i tasselli può essere un po’ delicato e impegnativo.
La prima cosa da fare è sistemare e posizionare le canaline, partendo dal punto di derivazione dei cavi elettrici che occorre portare all’esterno.
Applicate le canaline lungo le pareti, facendo attenzione alle misure e alle operazioni di taglio per non sprecare materiale.
Arrivate con la posa fino al punto in cui intendete sistemare la scatola con interruttori e prese, poi inserite il tubo nella scatola stessa spingendolo attraverso l’apposito foro presente su un lato (liberandolo con un taglierino della protezione in plastica).
A questo punto fissate la scatola al muro con dei tasselli facendo attenzione che non si muova e che la canalina sia ben inserita nel suo alloggiamento.
Aiutandovi con una sonda portate i cavi della corrente fino a sbucare dalla canalina all’interno della scatola.
Sistemate il blocco con gli elementi elettrici nella parte esterna della scatola e fissate ai morsetti i conduttori preventivamente spellati.
Avvitate in ultimo l’esterno della scatola alla porzione già fissata alla parete, controllando che la guarnizione di protezione non giochi e non rischi di fuoriuscire.
LE LAMPADINE
Al giorno d’oggi non possiamo fare a meno delle lampadine che forniscono la luce a cui noi siamo ormai inderogabilmente legati per tutte le nostre attività serali e notturne. Esistono moltissimi tipi di lampadine che si sono affiancate al classico tipo a incandescenza e le hanno poi sostituite.
In questa lampadina, costituita da un bulbo di vetro in cui è stato fatto il vuoto o, per i modelli più grossi, è stato inserito un gas, la luce è prodotta dal surriscaldamento, fino all’incandescenza, di un filamento di metallo (in genere tungsteno) dotato di un’alta resistenza; in pratica la corrente quando attraversa il filamento, a causa della resistenza, lo riscalda moltissimo e lo porta a essere incandescente e luminoso.
Queste lampadine sono realizzate sfruttando l’originale sistema con cui fu costruita la prima lampadina (naturalmente con accorgimenti moderni); le differenti potenze, che corrispondono a differenti luminosità, dipendono dalla quantità di corrente assorbita che dipende, a sua volta, dalla resistenza interna della lampadina.
Le lampadine a incandescenza vanno, di solito, da una potenza di 15 watt a potenze di 100 watt (si parla di lampadine per la casa).
Il contro nell’uso di queste lampadine sono gli alti consumi (la resa luminosa è direttamente proporzionale alla potenza assorbita) e la vita relativamente breve. Nonostante questo, sono ancora le più diffuse nelle nostre case per il loro prezzo d’acquisto contenuto e per la loro comodità.
Da qualche anno, però, sono entrate in commercio delle nuove lampadine, dette a basso consumo o a fluorescenza, che a parità di resa luminosa consumano molto meno di quelle a incandescenza e, in più, hanno una durata maggiore e una luce più riposante.
Queste lampadine funzionano sul principio di quelle al neon: un apparecchio detto starter fa illuminare un gas contenuto nelle serpentine della lampada.
Ormai di questo tipo di lampade ce ne sono di diversi modelli, dai più compatti a quelli dalle forme più grandi. In generale il prezzo per l’acquisto è abbastanza alto ma, a conti fatti, il risparmio in termini di consumo e di tempi di sostituzione vale la spesa iniziale.
Un valido compromesso tra il fare partire lo starter incorporato troppe volte e il tenerle accese tutto il giorno, per evitare di danneggiarle, può essere quello di agire sul loro interruttore solo quando serve veramente e cercare di prevedere quando si farà ritorno nella stanza dove è presente una di queste lampade.
Un altro modello di lampadine sono quelle dette a bassa tensione, che funzionano a voltaggi inferiori a quello di rete.
La corrente che alimenta tali lampade giunge da un trasformatore che, nel caso di lampade da tavolo, è inglobato nella spina.
Le lampadine a bassa tensione sono utilizzate spesso per faretti o lampade incassate da soffitto.