Tutti coloro che sono appassionati di montagna sanno quanto saggio sia l’averne un giusto rispetto e non sopravvalutare mai le proprie forze e le proprie capacità di previsione delle condizioni meteorologiche. E anche noto, sebbene purtroppo non sempre sia attuato, che per andare in montagna è indispensabile essere ben equipaggiati sia per quanto riguarda il vestiario e le calzature, sia per le vere e proprie attrezzature che vanno dal tradizionale sacco da montagna alle tende da bivacco in parete.
Dato per scontato tutto questo e ignorando volutamente i molteplici modi di andare in montagna, si vuole in questo capitolo richiamare l’importanza sul controllo, la cura, la manutenzione e la riparazione delle attrezzature, ben consapevoli che da questo dipende la sicurezza di chi si arrampica.
L’attrezzatura può essere suddivisa in due parti: corde, moschettoni, chiodi, martelli e piccozze, cinghie e casco da un lato; sacco da montagna e scarponi dall’altro. Le attrezzature possono comprendere anche molti altri materiali, ma si ritiene che quelli citati sopra costituiscano i punti focali del corredo dell’alpinista medio.
Indice
Le corde
Possono essere suddivise in due famiglie: le corde propriamente dette, da 11 mm di diametro se singola e 9 mm se usata doppia,
e i cordini da 6-8 mm. Le corde oggi impiegate sono di materiale sintetico (dacron, perlon, terital) e quelle maggiormente consigliate sono le cosiddette ad « anima », ossia rivestite di una o due calze di protezione.
Le cure delle corde iniziano da quando si acquistano. Il primo problema consiste nel saperla avvolgere senza provocarne attorcigliamenti; il metodo da seguire è tipicamente quello ad otto: da effettuare in doppio per le corde da 9 mm (fig. 1, dettaglio 4) e semplice per quelle da 11 mm; in entrambi i casi nello svolgimento non si provocano riccioli. Controllare le due estremità della corda che devono essere tagliate mediante calore, non devono presentare spigoli o slabbrature. Se cosi non fosse, tagliarne via un pezzetto usando un saldatore elettrico o arrotondando con questo i bordi del taglio senza peraltro ingrossare il diametro della corda.
Dopo l’uso è indispensabile una buona manutenzione a corde e cordini. Prepararsi una tinozza di acqua tiepida in cui si verserà del detersivo per vestiario delicato; passare centimetro per centimetro corde e cordini fra le mani, slacciando nodi e osservando attentamente l’aspetto esterno e il colore delle fibre sintetiche. Immergere le corde nell’acqua, meglio se una alla volta e sfregarle con una mano facendo penetrare il detersivo nelle fibre; lasciare agire il detersivo e risciacquare dopo una mezz’ora prima in acqua tiepida e poi in acqua corrente fredda. Strizzando con la mano la corda fatta scorrere in un pugno si agevola l’eliminazione del detersivo. Appendere la corda in un locale caldo e ben ventilato posandola a spire su di un cordino teso. Quando sarà completamente asciutta, osservare con cura la superficie (operazione importantissima per le funi di sicurezza).
Già nelle prime ore di utilizzo la guaina subisce l’abrasione dei moschettoni e delle rocce; le fibre superficiali si tagliano e la corda si presenta con una minuta peluria; in queste condizioni la corda non solo è utilizzabile, ma offre anche maggior presa che da nuova. Se però la peluria diventa sfilacciamento e le fibre della guaina si tagliano in profondità, anche se in un tratto limitato, è opportuno mettere la corda in disparte destinandola ad usi assai meno nobili! Specialmente durante la discesa le corde sono soggette a scorrere rapidamente sui moschettoni che tendono a surriscaldarsi; se si fa una sosta prolungata, il moschettone può arrivare a fondere la corda in superficie nel punto a contatto. Osservare quindi attentamente specialmente le corde da 9 mm destinate soprattutto alla discesa. In caso di fusioni in profondità, anche se limitate in superficie, scartare senza esitazioni la corda. Una corda che ha subito uno strattone dovuto ad una caduta, deve essere considerata di serie B con una resistenza ridotta ormai di circa un terzo. Non riporre mai le corde bagnate e non asciugarle vicino alle stufe; conservarle asciutte, avvolte con ordine e appese, meglio se non contro un muro, in luogo asciutto e ventilato.
I moschettoni
Sono anelli dalla forma trapezoidale con gli spigoli arrotondati e con un lato apribile. Se ne trovano di molte forme e con diversi sistemi di blocco del lato mobile; fra questi si hanno le chiusure a ghiera filettata e gli incastri a coda di rondine. Il materiale usato è ormai esclusivamente la lega leggera; anche in questo caso acquistare solamente materiale collaudato.
Le cure cui sottoporre questi materiali sono molto semplici. Innanzitutto all’indoma-ni di un’escursione si devono pulire (fig. 2); per far questo utilizzare una ciotola di plastica contenente un po’ di petrolio; usare un pennello duro curando in modo particolare lo snodo elastico, la ghiera e l’incastro. Asciugare poi con uno straccio pulito. Nei moschettoni a ghiera è indispensabile controllare attentamente la filettatura. Filetti smussati o ancor peggio strappati debbono suonare come campanelli d’allarme e il moschettone non va più utilizzato (si consiglia di marcarlo con un colpo di lima). Una goccia d’olio all’interno della ghiera renderà agevole l’utilizzo. Attenzione però. Se si usano questi moschettoni con temperature molto rigide è conveniente non usare lubrificanti che potrebbero congelarsi e sortire l’effetto opposto. Verificare sempre la forma del moschettone paragonandola a quella di uno nuovo; ogni deformazione sia pure minima lo dovrà far scartare. Conservare i moschettoni infilandoli in un anello di cordino appendendoli vicino alle corde; meglio se si proteggono dalla polvere con uno straccio.
I chiodi
Ne esiste un’enorme varietà di tipi inventati e adottati dalle maggiori scuole alpinistiche del mondo per poter affrontare e superare le diverse difficoltà su rocce di consistenza differente, applicando le varie tecniche di arrampicata. In ogni caso sia che si tratti degli ormai superati chiodi ad anello mobile, sia dei più moderni chiodi a rasoio orizzontali o verticali, i chiodi possono essere suddivisi in relazione al materiale con cui sono fabbricati. Da un lato vi sono i chiodi di acciaio e dall’altro quelli di ferro dolce; i primi devono essere affilati e puliti, i secondi ben diritti e ovviamente puliti (ci si riferisce naturalmente a chiodi usati e recuperati). All’indomani di un’arrampicata, pulire con cura i chiodi come visto in precedenza per i moschettoni e ripristinarne poi l’efficienza come indicato qui di seguito;
chiodi di acciaio: controllare attentamente lo stelo del chiodo soprattutto in prossimità dell’anello alla ricerca di eventuali sottili fenditure. Un chiodo di acciaio sottoposto ad uno strappo violento reagisce elasticamente fino ad un determinato carico, superato il quale la sua struttura cede; i chiodi così danneggiati vanno eliminati. Verificare poi che i chiodi abbiano una punta affilata e non presentino dentature lungo il loro stelo; in caso affermativo con la lima o meglio con la mola, si aggiustano. Attenzione a questo proposito: questi chiodi sono di acciaio temprato; è importante che la mola venga usata con cautela per non surriscaldare il chiodo; il cambiamento di stato dell’acciaio si nota per mezzo del suo colore; se la punta di un chiodo viene affilata da una mola, ma il suo colore a causa del calore tende al blu cangiante, la sua resistenza all’impatto con la roccia sarà notevolmente compromessa;
chiodi di ferro dolce: questi chiodi quando
vengono piantati nelle fessure della roccia si deformano adattandosi alla forma della fessura. Una volta recuperati e puliti è necessario raddrizzarli per consentirne un nuovo impiego; la raddrizzatura va fatta a freddo picchiando il chiodo su un’incudine o su un’altra superficie metallica resistente. Dopo la prima esperienza del genere si acquisisce la tecnica più corretta che consente di raddrizzare il chiodo con poche martellate. Si tenga comunque presente che un chiodo dopo questo trattamento perde circa il 30°/o della sua resistenza; se durante la battitura si notasse che il ferro tende a screpolarsi, eliminare senza esitazione il chiodo. Se si usano ancora i chiodi ad anello mobile controllare molto assiduamente lo stato della saldatura dell’anello che è il loro punto più debole..
Dopo queste verifiche e queste piccole correzioni, i chiodi vanno passati con uno straccio inumidito di olio minerale. Ne è sufficiente solamente un velo che verrà asciugato via prima di partire per un’escursione. Conservare I chiodi divisi per tipo e soprattutto per età; i chiodi di ferro nuovi non vanno assolutamente mischiati con quelli ribattuti per i motivi visti sopra.
La manutenzione dei chiodi: quelli in acciaio A vanno puliti con un pennello C e con petrolio, quindi asciugati; se spuntati si riappuntiscono usando una mola smeriglio D o, con più pazienza, una lima. Quelli in ferro B dopo la pulizia vanno raddrizzati a freddo sull’incudine come in E. Verificare la presenza di eventuali lesioni degli anelli come in F o sul corpo stesso del chiodo come in G.
Mazzuoli, martelli e piccozze
Anche in questo campo le scelte e le scuole si sbizzarriscono a fornire modelli e varianti di tutti i tipi; esistono poi le differenze dovute all’uso specifico, se cioè costruiti per l’uso in roccia o su ghiaccio. Da un punto di vista della manutenzione però, il discorso può essere generalizzato e concentrato sul controllo, sulla cura e sul montaggio dei manici, sulla pulizia e protezione delle parti metalliche e sulle affilature delle asce da ghiaccio delle piccozze.
I manici di questi attrezzi da montagna devono essere molto resistenti e nel contempo flessibili. Il materiale generalmente usato per realizzarli è il frassino; è importante però che il legno si presenti con nervature lunghe, parallele e molto ravvicinate. Se si dispone di attrezzi vecchi, controllare lo stato del legno scheggiandone via un pezzetto con un temperino, più lunga è la scheggia e migliore è lo stato di conservazione del legno.
I manici possono essere fissati alle parti metalliche in tre modi principali: il più semplice consiste nell’infilare la testa metallica nel manico dalla parte dell’impugnatura; il manico in questo caso è sagomato con una ingrossatura sull’estremità opposta alla impugnatura che ne impedisce lo sfilamento; questo sistema non offre sempre sicurezza di fissaggio della parte che è soggetta all’usura del legno. Gli altri due sistemi utilizzano fascette metalliche e viti sia con manici passanti, sia con manici inseriti in una sede cieca.
Al rientro da un’escursione pulire con cura il materiale e, a pulizia ultimata, controllare sia lo stato dei manici sia quello delle parti metalliche. Nei manici fissati con viti verificare l’eventuale presenza di giochi. Togliere le viti lente, riempire il foro con un po’ di legno liquido e quindi riavvitare la vite; se il gioco fosse eccessivo, riempire il foro con schegge di legno compatto, ma non duro, spalmare di colla tenace e quindi riavvitare le viti.
Le parti metalliche vanno pulite con petrolio e un pennello. Togliere con la lima eventuali dentature sugli spigoli dei mazzuoli e affilare moderatamente le lame delle piccozze. Coprire con un velo d’olio.
Questi attrezzi se conservati in luogo secco tendono ad avere forti giochi. Immergerli in acqua per un paio d’ore prima dell’uso nel caso si verificasse questo inconveniente. Controllare lo stato dei cordini di sicurezza annodati sulle impugnature; sostituirli quando logori o sfilacciati. Rifare i nodi di tanto in tanto per non correre il rischio di perdere attrezzi in parete.
Le cinghie
L’uso delle cinghie di sicurezza è ormai generalizzato soprattutto come solido punto di aggancio del corpo del rocciatore e anche come supporto delle attrezzature che devono essere a portata di mano. Le cinghie dovrebbero essere doppie: una 10 – 15 cm sotto le ascelle con due spallacci non incrociati e una fissata alle cosce. L’intervento accoppiato di queste due cinghie fa sì che un rocciatore al termine di un volo distribuisca l’urto su una superficie più ampia e che il corpo assuma una posizione raccolta e quindi più adatta a sopportare gli urti contro la parete.
I punti da controllare sono soprattutto le cuciture dei due occhielli del moschettone di chiusura; farle rifare se sfilacciate o rotte. Verificare poi tutti i passanti e gli anelli di servizio. Controllare gli spallacci e le loro attaccature. Non utilizzare cinghie che usino ribattini; preferire sempre le cuciture doppie o triple di robusto filo sintetico. Lavare, il meno possibile, in acqua tiepida e detersivo per oggetti delicati; risciacquare bene in acqua fredda.
Il casco
È un attrezzo indispensabile e che richiede ben poche cure. Al rientro da un’escursione controllare la cupola, soprattutto se si è stati colpiti da pietre o pezzi di ghiaccio. Non usare caschi lesionati. Se la cupola è in vetroresina la si può riparare con fibra di vetro e resina poliuretanica. Dopo l’uso non riporre il casco in una scatola o in un sacchetto di plastica se è ancora umido di sudore: ammuffirebbe. Di tanto in tanto può servire una lavata, con uno straccio saponato, dell’imbottitura di pelle.
Il sacco da montagna
Il segreto di un buon sacco è la funzionalità nella semplicità e nella robustezza: media capienza, tessuto robusto, poche cuciture, qualche rinforzo.
I controlli da eseguire su questo oggetto dell’equipaggiamento sono molto pochi. Osservare tutte le chiusure. Se ha cordoni e occhielli, sostituire di tanto in tanto i cordoni e verificare la tenuta del tessuto attorno agli occhielli ribattuti. Se si sfilaccia togliere l’occhiello, applicare un tassello d tela robusta e montarne uno nuovo.
Se è la cerniera ad aver bisogno di manutenzione, passare sui denti una saponetta c paraffina per rendere più agevoli le manovre. Controllare le fibbie e gli spallacci per questi ultimi si ricordi che il panno chi li riveste su un lato, molto spesso tendi a scucirsi. Verificare infine le cuciture del le tasche che tendono a strapparsi; le tasche, per chi fa roccia, dovrebbero essere all’interno del sacco.
Occhiali e scarponi
Gli occhiali devono avere le lenti di vetro di colore violetto. Pulirli con pelle di daino o cartine apposite e conservarli in custodia imbottita e ben chiusa per ripararli dalla polvere. Le protezioni laterali devono consentire una buona ventilazione. Se questo non si verificasse, spalmare l’apposito liquido antiappannante prima di ogni escursione.
Gli scarponi scelti con suola non sporgente, devono avere poche cuciture che dovranno essere spalmate di grasso di cervo per impermeabilizzarle. Sostituire i sottopiedi di pelle non appena tendono a logorarsi. Verificare spesso le cuciture fra tomaia e suola specialmente sul puntale. Ai primi sfilacciamenti fatela riparare.