Il bagno e la cucina sono i due locali in cui si concentra la quasi globalità dell’impianto idrico di una abitazione.
Le tubazioni che vi adducono l’acqua traggono la loro origine dall’acquedotto comunale ma non sempre giungono direttamente sino ai rubinetti di casa.
In alcuni casi infatti la pressione con cui l’acqua è erogata, pressione che è quella &l’interno delle tubazioni, non è sufficiente per farla giungere sino ai piani più alti ed in tal caso si rende necessaria la installazione di un’autoclave. Costituito da un serbatoio e da un motore per la immissione dell’acqua nelle tubazioni mantenendola a pressione costante ha il grave difetto di interrompere immediatamente l’erogazione quando un guasto interrompe l’erogazione di energia elettrica
1) serbatoio
2) condotto di alimentazione
3) utenze
4) tubo dell’acquedotto
5) elettropompa
1) montante
2) autoclave
3) tubo dell’acquedotto (bassa pressione)
4) livello del suolo
5) rubinetti
8) utenze
7) tubo ad alta pressione
1 Negli impianti a caduta l’acqua viene spinta nella vasca di raccolta da un motore che la preleva dall’impianto idrico di alimentazione. Dalla vasca l’acqua viene poi distribuita attraverso una rete di tubazioni alle diverse abitazioni che compongono l’edificio,
2 Quando non si vuole ricorrere ad una vasca di raccolta si utilizza l’autoclave. Questo dispositivo mantiene l’acqua in pressione permettendole di raggiungere anche i plani alti di un edificio.
Un sistema, una volta in voga ma ora sempre più in disuso, consiste in una pompa che spinge l’acqua dell’acquedotto in un serbatoio posto nel sottotetto da cui poi per caduta libera, viene distribuita nelle diverse stanze dell’abitazione (vedi fig.). Parallelamente alle tubazioni di alimentazione vi sono quelle di scarico il cui compito è di lasciare defluire gli scarichi di lavandini od elettrodomestici. Tutti i punti di scarico devono essere connessi all’impianto di scarico principale mediante tubazioni a gomito la cui funzione è di impedire la risalita di cattivi odori dagli scarichi mediante l’acqua che si ferma nel gomito stesso (vedi fig.).
Prima di prendere in esame quelli che sono i guasti più comuni all’impianto idraulico e come è possibile intervenire per la loro eliminazione vediamo quali sono, uno per uno. i dispositivi che lo compongono.
Tubazioni e raccordi
Le tubazioni sono la parte più semplice di un impianto e sono generalmente realizzate in rame, in plastica o in leghe inossidabili.
Il rame o la lega è generalmente utilizzata nell’impianto di adduzione mentre la plastica trova uso per la realizzaz’one delle tubazioni di scarico e per il convogliamento verso gli impianti di raccolta o verso i pozzi a perdere delle acque nere. Data la dimensione degli scarichi, mediante sui 10 centimetri, la loro realizzazione in rame o leghe avrebbe costi del tutto proibitivi. Queste tubazioni, tagliate per la lunghezza richiesta e collegate con appositi dispositivi sono utilizzate per la realizzazione dell’impianto secondo quanto desiderato.
Tra tutti i diversi metodi per la connessione degli spezzoni di tubo (vedi fig.) quello più comune consiste nel filettare le due estremità del tubo mediante uno strumento chiamato filiera e congiungerli con un raccordo all’interno del quale le estremità dei due tubi da connettere devono essere avvitate.
Per assicurare una buona tenuta conviene in tal caso avvolgere sulla estremità dei tubi, e precisamente sopra la filettatura, della stoppa (vedi fig.) prima di avvitare il tubo nel raccordo.
La giunzione di due tubazioni può essere ottenuta anche con altri sistemi, Un primo metodo é illustrato in figura e per realizzarlo non è necessario effettuare alcuna filettatura delle estremità dei tubi da congiungere in quanto la rigidità della connessione è assicurata dal raccordo filettato mentre la tenuta à garantita dai due anelli che i due bulloni di serraggio comprimono tra i tubi ed il raccordo.
Un secondo metodo, utilizzato generalmente per congiungere due tubazioni in plastica, utilizza due tubazioni opportunamente sagomate le cui estremità vengono cosparse con un solvente speciale prima di essere inserite una nell’altra, Il solvente causa la fusione della superficie dei tubi che si fondono assieme formando un tutt’uno che assicura la tenuta idraulica e la rigidità della giunzione. Un terzo metodo, utilizzabile solo con tubazioni di metallo e che si presta ad essere adottato quando le tubazioni devono essere a vista e l’utilizzazione di raccordi diventerebbe antiestestico è quello descritto in figura 7, 8.9.
La giunzione tra i due tubi viene realizzata utilizzando uno spezzone di sezione interna tale da contenere esattamente le due tubazioni e nel cui interno è contenuto del materiale saldante,
Per la realizzazione della connessione si devono inizialmente ripulire con cura sia le tubazioni che il giunto da tutte le impurità che su di essi dovessero essersi depositate e sgrassare accuratamente le superfici interne ed esterne interessate alla giunzione. Dopo aver lasciato evaporare l’eventuale solvente utilizzato, le due tubazioni vanno infilate nel raccordo spingendo energicamente. Con l’ausilio di un saldatore a fiamma si passa ora alla vera e propria azione di connessione cominciando a scaldare uno dei due anelli del giunto in cui è contenuto il materiale saldante (generalmente stagno), L’operazione di riscaldamento deve essere interrotta quando lo stagno fuoriesce dalla giunzione. Il materiale fuoriuscito va accuratamente rimosso con uno straccio tenendo presente la temperatura della tubazione e ponendo quindi attenzione nel non toccarla, L’operazione va poi ripetuta per l’altra estremità secondo le stesse modalità.
Se un raccordo cosi realizzato dovesse inseguito dare origine a perdite la sua riparazione si discosterà poco da quanto fatto per la sua messa in opera. Ripulita la tubazione attorno alla giunzione (vedi fig.) e sgrassatala accuratamente con un solvente si dovrà scaldare con il saldatore attorno alla giunzione sino a che lo stagno non inizia a liquefarsi. Si pone immediatamente attorno al Punto di incastro ulteriore stagno. A causa del calore residuo lo stagno si scioglie e si amalgama con quello preesistente chiudendo le fessure da cui si aveva la fuoriuscita d’acqua. L’intera operazione va fatta avendo in precedenza svuotato la tubazione dell’acqua contenuta che va rimessa nella tubazione solamente quando la tubazione è tornata a temperatura ambiente. L’immissione anticipata di acqua con la saldatura ancora calda non permetterebbe allo stagno di rapprendersi correttamente costringendoci a ripetere l’operazione.
I raccordi
I raccordi sono quellà parte dell’impianto idraulico che permettono allo stesso di uniformarsi alla struttura progettata. I tipi che possono essere reperiti in commercio sono i più svariati ma tra questi quelli più comunemente utilizzati e che coprono la quasi totalità delle esigenze sono (vedi fig,) il raccordo ad L ed il raccordo a T.
Il raccordo a L è utilizzato quando la tubazione deve compiere un percorso con un angolo retto ed è utilizzato quasi esclusivamente per far assumere all’impianto la forma voluta
Il raccordo a T é utilizzato invece quando si vogliono inserire delle diramazioni e per realizzare i punti di connessione di rubinetti da inserire nell’impianto, L’utilizzazione e la installazione del tipo ad L è già stata descritta parlando delle tubazioni e delle loro interconnessioni, vediamo invece come si procede per l’inserzione di un raccordo à T.
Se l’impianto idraulico è in fase di installazione la soluzione generalmente utilizzata è quella di filettare l’estremità dei due tubi che costituiscono il percorso normale dell’acqua, avvitarli nel raccordo ed installare la tubazione. Si passerà poi a filettare il tubo che costituisce la diramazione e dopo averlo tagliato nella misura voluta lo si installerà avvitandolo sul raccordo facendo uso di un po’ di stoppa.
Nel caso il raccordo serva per l’inserzione di un rubinetto sarà sufficiente connettergli l’adattatore che permette di regolarne la posizione. In questo caso si dovrà porre cura, installando le tubazioni, nel calcolare esattamente la profondità a cui vengono sistemate in modo che l’adattatore sporga dal muro della quantità sufficiente per potervi avvitare sopra il rubinetto. Se il muro deve essere successivamente piastrellato si deve considerare uno spessore ulteriore di un centimentro circa per il fondo e lo spessore, variabile, delle piastrelle.
Nel caso invece il raccordo a T debba essere inserito in un impianto già esistente si dovrà far ricorso al tipo a compressione.
Dopo aver rimosso il materiale murario tutto attorno alla tubazione si segna sulla tubazione la parte da tagliare utilizzando il raccordo come misura. L’inserzione del raccordo può essere facilitata asportando un piccolo pezzo della tubazione comunque sempre inferiore alla lunghezza del raccordo. Inseriti sulle due estremità del tubo i due anelli che assicurano la tenuta ed i due dadi si inserisce il raccordo e si serra il tutto energicamente. L’operazione si ripete per la tubazione da derivare.
Sifoni
I sifoni sono quei dispositivi che inseriti nell’impianto di scarico impediscono II ritorno di odori dalla tubazione centrale o dal pozzo di raccolta e che raccolgono contemporaneamente le impurità che altrimenti potrebbero causare l’ostruzione della tubazione.
La gamma esistente sul mercato è molto vasta cosi come diversi sono i materiali utilizzati per la loro realizzazione, i tipi più comuni sono comunque quelli illustrati in figura.
Non richiedono particolari cure e la loro installazione o rimozione non presenta difficoltà,
Bisogna solo ricordarsi, quando devono essere rimossi. di porre un secchio sotto di essi per raccogliere l’acqua contenuta nel gomito.
Là loro pulizia interna non richiede però in, tutti i casi la loro rimozione, esistono infatti tipi muniti sul fondo di un tappo di sfogo che può essere rimosso per far defluire l’acqua e permettere la fuoriuscita di corpi estranei raccoltisi nel gomito.
2 La struttura di un sifone non si limita a quelle precedentemente viste, Tipi particolari permettono di convogliare contemporaneamente gli scarichi provenienti da due o più punti diversi. Va da sè che in questi casi la dimensione del tubo di scarico deve essere dimensionato in modo da permettere un deflusso efficace anche nel caso peggiore.
3 La figura mostra alcuni tra i tipi di raccordi più diffusi:
1) a gomito
2) a T
3) a gomito con attacco per rubinetto
4) attacco semplice per rubinetto
Serrande
Le serrande sono i rubinetti inseriti subito dopo la derivazione dall’impianto generale e la cui funzione è di sospendere l’afflusso dell’acqua nell’impianto di casa. La loro sistemazione dipende da come è strutturato l’impianto e possono trovarsi vicino al contatore, in cucina o in bagno in funzione del percorso delle tubazioni. A seconda della loro sistemazione assumono un aspetto esterno differente. Quando sono sistemati all’interno della abitazione ed in vista sono usualmente ricoperti da un cappuccio che ha la funzione di nascondere il corpo della serranda che quasi sempre non armonizza con lo stile delle altre rubinetterie.
Il cappuccio cromato deve essere rimosso, svitandolo, per accedere alla vera e propria serranda sul cui perno centrale va poi inserita la manopola che ne pilota l’apertura e la chiusura. Per ridurre al minimo i problemi connessi ad un rapido intervento e che potrebbero sorgere quando non si riesce a trovare la manopola in alcuni tipi, l’apertura e la chiusura può essere fatta attraverso un foro laterale del cappuccio.
Le serrande poste all’esterno hanno invece già installata la manopola. La riparazione di una serranda che perde non comporta generalmente la sostituzione completa del dispositivo. Nella maggioranza dei casi ciò che risulta deteriorato è la guarnizione del suo corpo centrale. Per la sua sostituzione una volta interrotto a monte l’afflusso dell’acqua si devono aprire tutti i rubinetti di casa per lasciar defluire quella residua presente nelle tubazioni. L’estrazione del corpo del rubinetto può essere fatto mediante una comune chiave inglese o a becco di pappagallo. Estratto il pezzo costituito da manopola e guarnizione si deve rimuovere la guarnizione che generalmente è fissata da un piccolo dado esagonale. Rimosso il dado cercando di esercitare la minor forza possibile per non rovinare il filetto si estrae la guarnizione e si ripulisce accuratamente il suo alloggiamento da tutte le tracce di detriti odi guarnizione stessa che dovessero trovarcisi.
Inserita al posto della vecchia la nuova guarnizione che deve essere assolutamente delle stesse dimensioni sia come diametro che come spessore e ripulito con uno straccetto anche l’alloggiamento del rubinetto s può procedere al suo rimontaggio con le operazioni inverse evitando assolutamente di stringere eccessivamente il dado che lo assicura al corpo principale.
Isolamento delle tubazioni
L’impianto idraulico è sempre stato considerato costituito solamente da tubazioni. Problemi di consumo e la necessità di diminuire la dispersione del calore che si ha attraverso il percorso che la tubazione percorre all’interno del pavimento e dei muri hanno portato a riconsiderare questa visione ridotta dell’impianto idraulico come semplice insieme di tubi.
Sono disponibili ora tubazioni che sono fornite già isolate termicamente mediante l’utilizzazione di un rivestimento di polietilene espanso od altri tipi di isolante. Le tubazioni sono cosi in grado di assicurare il minor coefficiente di dispersione ed evitano la formazione di vapore acqueo che si può avere all’interno dei muri a causa degli sbalzi di temperatura delle tubazioni non isolate. L’isolamento si rivela utile particolarmente per le tubazioni dell’impianto di riscaldamento e di quello per la fornitura dell’acqua calda ma può benissimo essere applicato anche a tutte le altre tubazioni di cui aumenta l’isola mento acustico eliminando le vibrazioni che trasmettono alle pareti quando sono percorse dall’acqua.
Disponendo già di tubazioni convenzionali le stesse possono essere isolate ricoprendole con delle coppelle realizzate in lana minerale (vedi fig.) di forma cilindrica e di sezione interna ed esterna da scegliere in funzione della dimensione della tubazione e del grado di isolamento che si vuole ottenere. La posa in opera è estremamente semplice in quanto è sufficiente calzarle sulla tubazione per mezzo del taglio longitudinale che va poi rivolto verso il basso. All’interno del taglio si immette poi del collante per limitare ulteriormente la dispersione e si impedirà lo scorrimento fissandole a distanza regolari con del filo di rame. La realizzazione dei gomiti non presenta particolari problemi in quanto sufficiente tagliare l’isolante secondo piani inclinati ed infilare gli spicchi di coppelle cosi ottenuti sul raccordo. L’opera può essere completata avvolgendo tubazioni e coppella isolante con del nastro adesivo plastificato o, più semplice ed economico, con una benda di cotone precedentemente immersa in una soluzione di gesso o di amido. L’aspetto finito della protezione permette di incrementare ulteriormente il grado di isolamento.